Le pietre degli inganni scheda critica di Isa Iori
Le pietre degli inganni
Regia, soggetto e sceneggiatura di Milli Toja
Data: 2011
Interpreti:
Patrizia Spadaro, Gabriella Montone, Milli Toja, Angela Soldani, Elena Bigotti, Lara Gastaldi, Antonella Marchi, Rosalia Capasso, Gio Fochesato, Donatella Massara, Davide Toja, Roberto Micali, Paola Rattazzi, Renato Sibille e Cinzia Comino.
(Mariangela Pastorello ha girato le scene in cui la regista è presente come interprete)
Canzoni di Paola Molgora.
Durata minuti 112
Girato in HD
Con una fotografia nitida, dai colori naturali di un paesaggio di mezza montagna all’ inizio dell’estate sempre inquadrato con amore, il film narra le relazioni tra donne diverse come età, carattere, cultura, predilezioni o scelte sessuali ( etero e omosessuali che siano), fra loro legate comunque da una istintiva profonda sintonia psicologica. Si tratta di una laica comunità femminile attuale, ma misteriosamente “gotica” come le atmosfere di certi racconti di ambientazione medievale. La minaccia esterna è rappresentata dall’altra comunità della montagna, quella degli uomini. Gli eventi della storia consistono dunque nel gioco delle interazioni soprattutto nel gruppo delle donne, che si estende quasi subito ad alcune amiche esterne che vengono ospitate, ma anche in quello degli uomini, alla cui “consorteria”, quale contemporaneo e parallelo cambiamento, si aggiunge un nuovo adepto.
Tuttavia, come indica il titolo, viene dato un movente alla dinamica del rapporto fra la comunità femminile e quella maschile, situata nei pressi della prima: il contrastato possesso di pietre portentose, che in quanto tali simboleggiano il potere . Le scene si svolgono sia nei luoghi aperti(tutti soltanto naturali, nel verde erboso o boscoso) sia negli interni rustici, resi modernamente efficienti, ma connotati all’antica (per esempio appare insistentemente lo sfondo di un camino in pietra e di armi medievali) come i costumi a tonaca dei membri delle comunità di tipo monastico sia femminili sia maschili. Il tempo narrato sembra avere la durata di pochi giorni.
Le conversazioni nella casa delle donne si svolgono sul tema delle reciproche confessioni sentimentali, anche perché predomina nella loro comunità il personaggio di una psicanalista in cerca di tranquillità, tuttavia inseguita suo malgrado da due sue pazienti in crisi di astinenza per la sospensione delle sedute terapeutiche. La stessa è per di più perseguitata come professionista psicologa dalle amiche più fragili del gruppo in cerca di consigli e conforti, impossibili da dare dall’esterno perfino da parte di chi è definito esperto delle emozioni e dei sentimenti. L’ironia di questa situazione fa esplodere quella comicità, che stilisticamente è lo sguardo, sottile e di fondo, coerente, di tutto il film. Il punto di vista complessivo è la demistificazione della schiavitù delle passioni e l’affermazione esemplificata di come l’amicizia tra donne possa essere il migliore antidoto contro quest’ultima o il più efficace mezzo per liberarsene.
Anche nelle parole usate dalla stessa Milli Toja per riassumere il suo film se ne comprende l’intenzione comunicativa:
Il film è il terzo di una saga iniziata con Le pietre del sapere e continuata con L’ordine delle stelle, che narra le vicissitudini di una comunità femminile con una Madre molto potente che governa con l’aiuto di misteriose pietre magiche. In questo film, la Madre si allontana dal monastero e le donne lasciate, in balia di loro stesse, devono riorganizzare i rapporti tra loro e difendersi dagli attacchi degli uomini della montagna, una comunità solo maschile, che tentano di impadronirsi delle pietre. L’amore e i desideri, repressi da tempo, esplodono e per tenerli a bada alcune donne tentano la strada della psicanalisi, attraverso l’aiuto della riluttante Rossella, psicanalista, ospite della comunità, in fuga dalle sue pazienti. Anche gli uomini della montagna sono travolti dalle passioni e incapaci di stabilire un rapporto credibile tra loro. Tutto troverà la sua ragione nel finale, anche se molte strade resteranno aperte e inesplorate.
Ne Le pietre degli inganni il linguaggio visivo, attraverso un sapiente uso del montaggio, esprime commenti spiritosi(per esempio l’immagine del cane che dorme o si stira nella cuccia alternata alle sedute di psicoanalisi) o descrive gli stati d’animo(per esempio l’alternanza essenziale, mai retorica,dei primi piani durante gli incontri collettivi o i colloqui). Inoltre la narrazione scorre coesa e coerente. Realistici, spontanei e spiritosi i dialoghi. Una concretezza che osserva la vita e il mondo attraverso la lente di una ironia spregiudicata, però mai crudele, perchè sempre accompagnata da pietas. Questa qualità del modo di sentire e affrontare la vita è sottolineata dalla colonna sonora che accompagna le varie scene: sono le originali melodie e parole delle canzoni di Paola Molgora ( dal disco Train to Loveland) che inducono e aiutano le spettatrici a guardarsi dentro anche oltre la visione di questo film, ma dolcemente, comprendendo se stesse e le altre.
Maria Luisa Jori
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