alle 21,15
DONATELLA FRANCHI
Presenta
Il libro d’artista
SECRÉTAIRE
( non una mostra ma un evento )
Dice Donatella “ per me è importante mettermi in contatto con la parte vitale della storia di chi mi ha preceduta. Questo è quello che abbiamo fatto con il femminismo, restituendo a noi stesse figure di donne che non erano nominate dalla storia ufficiale. Qui si tratta di figure della mia storia personale (la genealogia della famiglia materna), ma il movimento è lo stesso. Le fotografie in bianco e nero e le calligrafie sono segni e immagini di luce che mi riportano alle loro passioni quando stavano per intraprendere l’esperienza delle loro vite. Ho lavorato su questo.
Nessuna delle tre giovani donne (mia madre e le sue due sorelle) è stata soddisfatta della propria vita e dei propri matrimoni, nonostante le premesse fortunate, erano belle e benestanti e avevano potuto andare all’ università, cosa ancora rara per una donna in quegli anni, la minore era una musicista. Probabilmente se avessero incontrato il femminismo che abbiamo sperimentato noi e non fossero vissute tra ben due guerre le loro scelte sarebbero state diverse.
Poi c’è il discorso sulla suggestione delle fotografie in bianco e nero ( che tutte noi possediamo come storia di chi ci ha preceduto) e sulla fotografia come memoria che tiene insieme presenza e assenza. Fotografie che possono essere lette come dei testi.
Amicizia come passione
Nell’album di fotografie della giovinezza di mia madre ce ne sono alcune dove appare con un’amica, prima a Milano, quando seguivano entrambe l’università e poi in Friuli, nella casa natale di questa amica di cui non conosco il nome.
So che per un gioco del destino è stata lei a farle incontrare quello che sarebbe diventato mio padre. Tra queste fotografie una mi colpisce particolarmente. Le due amiche sono in un interno, in piedi accanto ad una finestra. I corpi sono vicini, la luce accarezza i volti, le guance, le labbra, le fa apparire trepidanti.
Mia madre, di profilo, sta guardando verso l’esterno, l’altra è volta verso di noi e incontra il nostro sguardo. Comunicano un senso di attesa appassionata. Due giovani donne che stanno per affrontare l’impresa delle loro esistenze.
Questa fotografia crea in me un forte impatto emotivo e mi riporta ad una medaglietta d’argento, che mia madre conservava e che mi aveva poi donato, forse quando ero ancora adolescente. Porta incise queste parole:
Usque dum vivam et ultra – Finchè vivrò e oltre.
Ho sempre pensato che fosse un pegno d’affetto perenne scambiato con questa amica. È una convinzione che non deriva da un racconto esplicito di mia madre, ma da qualche allusione ad una amicizia con una donna che aveva avuto molto peso nella sua vita prima del matrimonio. Adesso mi rammarico di non averle chiesto di parlarmene.
Mia madre dava valore alle donne e questo mi ha orientata nelle mie scelte, come quella di far parte del movimento femminista. Ho sempre considerato l’amicizia come un legame indispensabile alla vita, e ho investito molto nell’energia creativa delle relazioni tra donne.